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Sinisa Mihajlovic dall’ospedale, il Bologna collegato al centro tecnico di Casteldebole in videoconferenza. Mancavano pochi giorni a Milan-Bologna, con tanti giocatori appena rientrati reduci dagli impegni per la qualificazione mondiali e quelle immagini furono pubblicate su tutti i social della società emiliana, un momento emozionante e anche molto interessante. Una sola vittoria nel 2022 contro lo Spezia fino alla sosta, due sconfitte consecutive contro Fiorentina e Atalanta senza far gol.

Nel periodo in cui è tornato l’incubo per Mihajlovic, in casa Bologna c’era anche delusione per quanto accadeva sul campo, la squadra non era soddisfatta né delle prestazioni né dei risultati. Ci sono tante motivazioni: il Bologna ha degli uomini-chiave, ma se non sono in forma si fa fatica. A gennaio il Covid ha stravolto il programma degli allenamenti, la condizione atletica di tanti giocatori della società, ed era proprio il periodo in cui doveva giocarsi Bologna-Inter, recuperata ieri con la vittoria dei rossoblù che ha consegnato al Milan la testa della classifica a quattro giornate dalla fine.

Mihajlovic dal Sant’Orsola, il vice Taniga e il tattico De Leo in campo, la squadra a raccogliere quanto arrivava da più parti. In quest’osmosi è nato un nuovo Bologna che ha prodotto cinque risultati utili consecutivi: due vittorie contro Sampdoria e Inter e tre pareggi contro Milan, Juventus e Udinese.

Il Bologna nell’aprile della rinascita contro le big si è esaltato, rischiando anche di fare il pieno blitz all’Allianz Stadium. Poteva forse bastare che Medel controllasse la reazione nervosa dopo l’espulsione di Soumaoro per resistere negli ultimi minuti.

La svolta è nell’attenzione, nella personalità, nei dettagli che fanno la differenza. Il Bologna ha sempre avuto un’identità di gioco definita, esprimendo un calcio propositivo, alternando sia la costruzione dal basso con quella lunga. Arnautovic è il riferimento offensivo che riempie l’area di rigore, spesso fa quasi reparto da solo. Il Bologna ha una buona capacità di pressing alto, in costruzione passa poco per i centrali di centrocampo, cerca il gioco in ampiezza con i quinti (basta ricordare i cinque gol di Hickey) e soprattutto lo scarico in verticale per Soriano o Arnautovic.

La testa gira diversamente, l’intensità con cui si svolgono le due fasi è più alta, sembra che ci sia una forza in più a guidare il Bologna: l’anima. La trasmette Sinisa, è la voglia di non mollare, saltare tutti gli ostacoli della vita. I giocatori del Bologna vanno in campo con una motivazione in più: dimostrare di essere all’altezza della sua statura morale, dell’esempio che trasmette con la sua vicenda umana.

Il Bologna gioca in 12, ha una spinta in più ed è entusiasmante che stia vivendo questo percorso senza avere grandi obiettivi di classifica. È la bellezza del calcio, Diego avrebbe detto: “La pelota no se mancha”. Bisogna andare tutti a scuola da Sinisa e dal Bologna.

Ciro Troise

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