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Il tempo passa per tutti, anche per Cristiano Ronaldo. La leggenda di Cr7 ha una narrazione che s’alimenta della preparazione fisica. Non è un talento da “Diez”, è strapotere fisico, straordinaria coordinazione, spiccata armonia tra velocità, forza e colpi. Cosa significa? Che se Cr7 non ha la fluidità di gamba, l’esplosività smette di essere un mito, scende dal piedistallo dei più grandi per lasciare spazio alle stelle più giovani come per esempio Mbappè, Vinicius o lo stesso Goncalo Ramos.

Diciamoci la verità, Cristiano Ronaldo ha viaggiato in doppia cifra fino alla scorsa stagione ma ha smesso di essere leggenda a Madrid. Il bilancio della sua esperienza alla Juventus esprime più lacrime che gioie sul campo: uno scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa, in Champions i bianconeri hanno accumulato scivoloni contro Ajax, Lione e Porto. Addirittura se il Napoli non si fosse suicidato contro il Verona, la Juventus sarebbe arrivata quinta, salutando la Champions League per una stagione.

A livello finanziario, le lacrime lasciano spazio al sangue come dimostra anche il quadro che emerge dal lavoro della Procura di Torino.

Cristiano Ronaldo è lentamente fuoriuscito dal mito delle Champions del Real Madrid per diventare sempre più umano. Il talento è eterno, i gol e gli assist hanno continuato ad accompagnare le statistiche personali che riempiono l’ego ma in campo Cr7 trascinava sempre meno fino a quest’estate che rappresenta una svolta.

Il Manchester United con la rivoluzione Ten Hag lo fa fuori, Mendes fa il giro d’Europa per proporlo un po’ ovunque, rimane dalle parti dell’Old Trafford in guerra aperta con allenatore e club. Il risultato è che a novembre, con il Mondiale in corso, le parti s’accordano per la rescissione contrattuale.

In estate le indiscrezioni si rincorrevano, c’è stato anche un intreccio con Osimhen, un’operazione che è rimasta nelle pieghe del mercato senza decollare. Stavolta Ronaldo da svincolato non alimenta i sogni di nessuno, forse andrà all’Al Nassr per una vita da nababbo in un campionato in cui può ritrovare il gusto di essere leggenda, accadrebbe anche in Mls.

Martedì 6 dicembre è stata una giornata che passerà alla storia per Cristiano Ronaldo con l’esclusione dai titolari in Portogallo-Svizzera, la tripletta di Goncalo Ramos, il pubblico che invoca Cr7 ma la squadra festeggia senza di lui. Fernando Santos ha buttato definitivamente a terra il re, escludendolo in una gara ad eliminazione diretta dopo le polemiche per la sostituzione avvenuta in Corea del Sud-Portogallo. È la caduta di una leggenda, del trascinatore di Euro 2016, del mito di tutti i portoghesi. La sua Nazionale è stata giustamente costruita finora ad immagine e somiglianza di Cristiano Ronaldo, un po’ come accade per Messi all’Argentina. Una leggenda che resiste con i gol contro Messico e Australia, ma ancor di più con la finale appena raggiunta. Il tempo passa, Messi ha due anni in meno di Cr7, non è più quello di Barcellona ma s’aggrappa agli sprazzi di qualità della sua Argentina. Cristiano è caduto dal trono, definitivamente, con l’eliminazione del Portogallo dal Mondiale. O forse anche prima.

Ciro Troise

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